mercoledì 11 febbraio 2009

Il problema dei cambiamenti climatici globali

Il clima terrestre si sta modificando non solo per cause naturali, ma soprattutto per cause antropiche. È questa la conclusione del rapporto 2007 dell'IPCC (Intergovernamental Panel for Climate Change), dal quale si apprende come l'incremento globale della concentrazione di biossido di carbonio sia principalmente dovuto all'uso di combustibili fossili e ai cambiamenti nell'utilizzo dei suoli, mentre gli incrementi di metano e ossido di azoto derivano, soprattutto, dall'agricoltura e dalla zootecnia. La temperatura superficiale media del globo è aumentata nell'ultimo secolo (1906-2005) di 0,74 °C. A partire dal 1950, ogni dieci anni, la temperatura ha avuto un incremento medio di 0,13°C, assumendo un trend lineare. Undici dei dodici anni passati si classificano tra i più caldi a partire dal 1850, cioè da quando esistono misure strumentali attendibili della temperatura terrestre. L'Europa ha avuto nell'ultimo secolo un innalzamento della temperatura di 0,94°C, quindi superiore a quello globale. I dati italiani sono in linea con quelli dell'intera Europa: è stato stimato circa un grado di innalzamento per le temperature del nostro paese sempre relativamente agli ultimi cento anni. Quindi il trend su 100 anni della temperatura atmosferica media in Italia risulta essere più alto del trend su 100 anni della temperatura atmosferica media globale.

Le previsioni relative alle future emissioni di gas serra e le proiezioni dei modelli climatici fanno presumere, per la fine di questo secolo, un riscaldamento compreso tra 1,8 e 4°C rispetto al periodo 1980-1999. È, dunque, probabile un ulteriore aumento della temperatura e dei fenomeni legati ai cambiamenti climatici, quali la variazione del regime delle precipitazioni con un aumento delle intensità di pioggia; l'aumento di fenomeni quali piene in autunno o inverno, la siccità in primavera ed estate, le ondate di calore, gli incendi. Altri cambiamenti riguardano le temperature superficiali dei nostri mari sia costieri sia profondi, che potrebbero portare ad un'alterazione del regime delle correnti e degli equilibri che regolano la produzione di risorse biologiche ed il ciclo dell'acqua. In particolare si prevede che tali modificazioni avranno un forte impatto sugli ecosistemi marini costieri e sui beni e servizi ad essi correlati. Le variazioni del clima e della temperatura hanno già notevoli impatti sul sistema socio-economico ed ecologico dell'Italia. È necessario, perciò, che siano intraprese serie politiche di mitigazione, il cui effetto, tuttavia, si farà sentire solo nel lungo termine. Per questa ragione è necessario intraprendere parallelamente anche una seria politica di adattamento ai cambiamenti climatici globali. Essa deve prevedere anche un ripristino del funzionamento degli ecosistemi naturali, sia acquatici sia terrestri. In particolare, sistemi quali foreste e praterie sono in grado di rimuovere grandi quantità di gas serra dall'atmosfera contribuendo in maniera attiva ed efficace alla mitigazione del cambiamento climatico globale, alla moderazione degli eventi climatici estremi. È, inoltre, estremamente importante limitare la deforestazione a livello globale: in Italia i soli incendi estivi del 2007 hanno distrutto 113.000 ettari, causando un'emissione di 4,8 milioni di tonnellate di anidride carbonica, che corrispondono a quanto emette in un anno la città di Milano.

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