Sono stati presentati ad Isili i risultati delle indagini archeologiche che hanno interessato il nuraghe Asusa. Il monumento sorge alla periferia del paese, all’interno del parco urbano, su un piccolo rilievo nei pressi del canale tracciato dal rio Brabaciera. Sino a pochi anni fa si presentava come un disordinato cumulo di pietre e veniva utilizzato dai pastori come riparo per il bestiame, ma dopo tre campagne di scavo il sito sta rivelando i suoi segreti.
I risultati di queste ricerche sono stati comunicati, durante un convegno svoltosi ad Isili, dal professor Giovanni Ugas, docente di Preistoria e Protostoria presso l’Università di Cagliari e dalla dottoressa Alessandra Saba, archeologa isilese. I due esperti hanno evidenziato come il nuraghe Asusa si affacci su un altopiano dove si registra una notevole concentrazione di torri nuragiche, segno questo dell'importanza strategica ed economica della regione del Sarcidano. Ma la notizia più interessante per gli appassionati di archeologia è l'individuazione accanto al nuraghe di un villaggio di cui, durante l'ultima campagna di scavo, sono state rinvenute alcune capanne. Il piccolo abitato mostra varie sovrapposizioni databili a partire dal 1600 a.C. fino al 1150 a.C.
Il nuraghe Asusa, realizzato intorno al 1300 a.C., risulta composto da due torri che si affacciano su un cortile e presenta l'ingresso principale ad est. In uno degli ambienti interni gli archeologi hanno riportato alla luce una ghiera circolare pertinente ad un pozzo o ad una cisterna, ancora da esplorare.
Gli studiosi hanno anche sottolineato la notevole somiglianza formale dell'Asusa con l’altro, notissimo, nuraghe di Isili, quello di “Is Paras”, fatto che induce a pensare che i due edifici possano essere stati progettati e realizzati dalle stesse maestranze. Ma gli archeologi, oltre che sulla struttura architettonica, stanno stanno indagando anche sull'utilizzo dell'Asusa come luogo di culto, vista la presenza del pozzo-cisterna. Le sorprese dunque, non mancano e le prossime campagne di scavo archeologico potrebbero svelare altri segreti legati a questo monumento di età nuragica.
martedì 23 dicembre 2008
giovedì 11 dicembre 2008
Come sfuggire ai predatori: la strategia dello scarafaggio
Quali sono le strategie da adottare per sfuggire agli attacchi di un predatore che si potrebbe incontrare di nuovo? In particolare in quale direzione si dovrebbe fuggire?
Scappare nella direzione opposta sembrerebbe la soluzione migliore, tuttavia questo comportamento, se ripetuto nel corso del tempo, diventerebbe prevedibile e agevolare il predatore. Sarebbe, quindi, meglio fuggire in direzioni casuali per impedire al nemico di apprendere un modello ripetitivo dal comportamento della preda.
Sino ad oggi non era chiaro come gli animali risolvessero questo problema di vitale importanza, si pensava che le prede scappassero con un’alta variabilità nella direzione di fuga, ma nessuno studioso ne aveva mai chiarito i meccanismi.
Una risposta arriva ora da Paolo Domenici, ricercatore presso l'Istituto per l’ambiente marino e costiero del Consiglio nazionale delle ricerche di Oristano (Iamc-Cnr), che, insieme ai suoi colleghi Jonathan Bacon e David Booth (University of Sussex) e Jonathan Blagburn (Univesidad de Puerto Rico), ha dimostrato, applicando alcuni principi di “statistica circolare”, che gli scarafaggi fuggono seguendo quattro traiettorie preferenziali ad angoli di circa 90, 120, 150 e 180 gradi dall'attacco, mentre sono rare le fughe lungo traiettorie intermedie. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Current Biology.
Domenici si occupa, normalmente, di locomozione di animali marini, ma in questo caso ha analizzato il comportamento di un invertebrato terrestre, una delle specie più studiate al mondo per la loro risposta di fuga: lo scarafaggio "Periplaneta americana".
Lo scarafaggio è un modello animale la cui locomozione e la reazione ai predatori viene studiata da molti anni e che ha fornito spunti anche per lo studio di specie di vertebrati quali i pesci e i rettili. Lo studio potrebbe essere esteso ed applicato ad altri tipi di animali, poiché l’alta variabilità nelle direzioni di fuga è una caratteristica comune a molte specie sia vertebrate che invertebrate ed è alla base della loro sopravvivenza, permettendo ai ricercatori di sviluppare una teoria generale di come gli animali generano imprevedibilità per sfuggire ai predatori.
Scappare nella direzione opposta sembrerebbe la soluzione migliore, tuttavia questo comportamento, se ripetuto nel corso del tempo, diventerebbe prevedibile e agevolare il predatore. Sarebbe, quindi, meglio fuggire in direzioni casuali per impedire al nemico di apprendere un modello ripetitivo dal comportamento della preda.
Sino ad oggi non era chiaro come gli animali risolvessero questo problema di vitale importanza, si pensava che le prede scappassero con un’alta variabilità nella direzione di fuga, ma nessuno studioso ne aveva mai chiarito i meccanismi.
Una risposta arriva ora da Paolo Domenici, ricercatore presso l'Istituto per l’ambiente marino e costiero del Consiglio nazionale delle ricerche di Oristano (Iamc-Cnr), che, insieme ai suoi colleghi Jonathan Bacon e David Booth (University of Sussex) e Jonathan Blagburn (Univesidad de Puerto Rico), ha dimostrato, applicando alcuni principi di “statistica circolare”, che gli scarafaggi fuggono seguendo quattro traiettorie preferenziali ad angoli di circa 90, 120, 150 e 180 gradi dall'attacco, mentre sono rare le fughe lungo traiettorie intermedie. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Current Biology.
Domenici si occupa, normalmente, di locomozione di animali marini, ma in questo caso ha analizzato il comportamento di un invertebrato terrestre, una delle specie più studiate al mondo per la loro risposta di fuga: lo scarafaggio "Periplaneta americana".
Lo scarafaggio è un modello animale la cui locomozione e la reazione ai predatori viene studiata da molti anni e che ha fornito spunti anche per lo studio di specie di vertebrati quali i pesci e i rettili. Lo studio potrebbe essere esteso ed applicato ad altri tipi di animali, poiché l’alta variabilità nelle direzioni di fuga è una caratteristica comune a molte specie sia vertebrate che invertebrate ed è alla base della loro sopravvivenza, permettendo ai ricercatori di sviluppare una teoria generale di come gli animali generano imprevedibilità per sfuggire ai predatori.
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