mercoledì 14 gennaio 2009

Il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari

La storia del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari inizia nel 1800, quando Ludovico Baïlle propose al viceré Carlo Felice la creazione di un museo per raccogliere le collezioni archeologiche e per custodire le testimonianze di Storia naturale dell'isola. Il suo progetto venne approvato ed una sala del Palazzo Viceregio fu destinata al Gabinetto di Archeologia e Storia naturale, sotto la direzione di Leonardo De Prunner. Questa prima raccolta, incrementata dalle donazioni di antichità da parte di privati, venne aperta al pubblico nel 1802. Pochi anni dopo, nel 1806, Carlo Felice donò alla raccolta tutte le sue collezioni ed il notevole aumento degli oggetti rese necessario il suo trasferimento in una sala del Museo di Mineralogia. Nel 1806 De Prunner fu sostituito da Ludovico Baïlle, ma ben presto la direzione del museo passò a Gaetano Cara. Questi lo resse sino al 1858 e, per arricchirne le collezioni, fu anche incaricato, a partire dal 1841, di condurre gli scavi nel sito di Tharros. Solo nel 1859 la parte archeologica fu separata da quella di Storia naturale e fu nominato direttore Patrizio Gennari, poi sostituito nuovamente da Cara nel 1862. Anche il canonico Giovanni Spano, fondatore dell'archeologia sarda, donò al museo nel 1859 la sua cospicua collezione. Nel corso degli anni la raccolta continuò ad arricchirsi grazie alle donazioni ed ai materiali provenienti dagli scavi e dalle scoperte casuali di quegli anni. Nel 1875 lo Spano fu nominato Commissario al Museo ed agli Scavi di antichità della Sardegna. A lui successe Filippo Vivanet e durante la sua direzione furono acquisite le ricchissime collezioni Timon, Caput, Cara ed il medagliere Cugia. Nel 1883 lo storico Ettore Pais compilò il primo inventario del Regio Museo. Due anni più tardi la raccolta venne trasferita nel Palazzo Vivanet, in via Roma, dove rimase sino al 1904. Ma, ormai, il museo era cresciuto e meritava una sede propria: venne così realizzato, su progetto di Dionigi Scano, il Museo Archeologico in piazza Indipendenza, reiventando l'edificio che, sino ai primi anni del Novecento, ospitava la zecca e l'armeria. Fu Antonio Taramelli, soprintendente alle Antichità della Sardegna dal 1901 al 1931, a curare la nuova esposizione: il percorso museale si articolava nelle sale dedicate alla Sardegna preromana, alla Sardegna punica, nel salone dove erano raccolti per categorie gli oggetti punici e romani ed infine nelle tre sale a soggetto: il lapidario, la sala romano-cristiana, il medagliere. In quegli anni vi fu un arricchimento straordinario del numero e della qualità dei reperti. Negli anni '30 e '40 del Novecento si alternarono vari direttori: Doro Levi, Paolino Mingazzioni, Salvatore Puglisi, Massimo Pallottino, Raffaello Delogu. Nel 1959 divenne soprintendente Gennaro Pesce, che tenne la Soprintendenza ed il Museo sino 1967, compiendo scavi principalmente a Nora e Tharros. Il successore di Gennaro Pesce, Ferruccio Barreca, ebbe il delicato compito di indagare i siti di Monte Sirai, Antas, Bithia, Sulci. Il museo fu soggetto a vari riordinamenti, con l'esposizione di contesti preistorici individuati dalle ricerche universitarie e degli oggetti rinvenuti nei nuovi scavi. Alla scomparsa di Barreca, nel 1986, successe Vincenzo Santoni, sotto il quale è avvenuto il trasferimento dalla vecchia sede, ormai insufficiente per spazio e servizi, in quella nuova e prestigiosa della Cittadella dei Musei.

L'idea di realizzare un nuovo Museo Archeologico Nazionale nell'attuale Cittadella dei Musei era nata negli anni Cinquanta del Novecento, con l'intento di creare una struttura culturale polivalente, che accogliesse la sede museale, la Pinacoteca Nazionale, il Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-Artistiche, l'Istituto di Studi Sardi. La struttura, opera degli architetti Piero Gazzola e Libero Cecchini, venne inaugurata nel 1979 ma, a partire dal 1986, si è provveduto ad adeguare la struttura del nuovo museo archeologico alle norme di agibilità e di sicurezza, sino all'inaugurazione avvenuta nel 1993.

Il nuovo Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, il cui allestimento è stato curato dagli archeologi Carlo Tronchetti e Luisanna Usai, si articola su quattro piani: il primo è dedicato ad una presentazione didattico-didascalica della successione delle culture antiche in Sardegna, partendo dal Neolitico sino all'età bizantina, mentre gli altri tre piani sono dedicati all'illustrazione dei diversi settori territoriali, con l'esposizione dei materiali rinvenuti nelle diverse località.

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